Vaccinazione antiinfluenzale

Posizione dell'ACP sull'argomento...
I virus simil influenzali e parainfluenzali che si diffondono nel periodo invernale costituiscono un gruppo non definibile di patogeni che sono responsabili della maggioranza delle infezioni delle vie respiratorie dei bambini. L’influenza da sola costituisce non più del 10-20 % del totale.
L’efficacia del vaccino è incerta nei bambini con meno di 5 anni e negli ultra 65enni; non è diversa dal placebo nei piccoli fino a 2 anni.
L’impegno economico per una campagna vaccinale è notevole e sarebbe pertanto utile un ripensamento sulle strategie più efficaci. Una campagna mediatica, basata su messaggi allarmanti per ottenere una risposta volontaristica della utenza, finisce per creare difficoltà al lavoro dei pediatri del territorio ed ospedalieri. La percezione della influenza come malattia potenzialmente pericolosa è un boomerang che aumenta l’ansia sociale e la difficoltà di gestione di un problema che, per il carattere epidemico, centuplica la richiesta di assistenza e manda in tilt le strutture.
Produrre un vaccino efficace è molto difficile. Il virus, come è noto, muta in continuazione e non è possibile produrre con certezza un vaccino che effettivamente abbia le componenti antigeniche del virus selvaggio in corso di epidemia. Il vaccino infatti viene preparato almeno 8-9 mesi prima della diffusione sul nostro territorio in base a supposizioni ed elementi relativi alla epidemia precedente. Una modifica anche lieve delle componenti antigeniche superficiali del virus rende pertanto il vaccino completamente inefficace.
Di sicura efficacia per la riduzione della diffusione dei virus respiratori è la raccomandazione del frequente lavaggio delle mani e la lotta al fumo di sigaretta che andrebbero enfatizzati con vigore con campagne pubblicitarie specifiche.
Due interessanti segnalazioni sul vaccino anti HPV dalla newsletter del gruppo “No grazie pago io!” (a cura di Luisella Grandori):
Vaccinare contro il papillomavirus, pensiamoci bene
Un articolo di Charlotte J. Haug sul New England Journal of Medicine, ripropone le tante criticità collegate alla vaccinazione contro il papillomavirus. Le insufficienti evidenze dell'efficacia del vaccino sul tumore, la "precoce" autorizzazione del Gardasil, la possibile pressione selettiva sugli altri HPV oncogeni, la difficile valutazione costo/efficacia collegata all'incertezza dei risultati. La Haug conclude che ci sono buoni motivi di cautela per l'introduzione su larga scala della vaccinazione, sarebbero necessari ulteriori studi per ottenere conoscenze più solide piuttosto che prendere decisioni basate su assunzioni non ancora provate.
Le pressioni dell'industria spingono il vaccino contro il papillomavirus
Un articolo di Elisabeth Rosenthal sul New York Times del 19 agosto, illustra la pressione esercitata dall'industria per promuovere il vaccino contro il papillomavirus negli USA. Attraverso la pubblicità inserita nei programmi televisivi più seguiti, i finanziamenti a gruppi di pazienti e di donne, agli esperti in campo medico, ai lobbisti e alle organizzazioni politiche interessate all'argomento. La Rosenthal snocciola le cifre della campagna aggressiva portata avanti dalla Merck, rivelando anche le spese per i relatori, le conferenze e i pranzi offerti a medici e infermieri. Le svariate interviste riportate nell'articolo, riferiscono le preoccupazioni di alcuni ricercatori per l'eccessiva pressione dell'industria e l'introduzione troppo rapida del nuovo vaccino, e le giustificazioni di chi l'ha decisa e di chi la sta promuovendo. Tutto questo negli USA. E in Europa? E in Italia?

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Dal blog dell'ACP Nazionale